La Pasqua messicana è piena di riti cristiani che testimoniano il forte legame tra la terra del Messico e l'Occidente cristiano-cattolico, la Spagna in particolare.
Ogni anno la Pasqua viene celebrata in
un miscuglio di riti in cui si fondono la religione india e quella cattolica
insegnata dai frati domenicani giunti al seguito dei "conquistadores"
spagnoli nel 1521. Gli spagnoli in breve tempo evangelizzarono il territorio e
costruirono molte chiese (anche se con metodi ritenuti discutibili) senza
incontrare resistenza da parte delle popolazioni indie.
Così se il
cattolicesimo in Messico, anche se venne imposto, attecchì senza grosse
difficoltà, ciò accadde perché aveva molti punti in contatto con le religioni
locali: ad esempio sia la religione india che quella cattolica concepivano il
sacrificio umano come atto di redenzione e di salvezza. La morte di Cristo,
venuto per liberare il genere umano, fu quindi accettato ed interpretato alla
stessa stregua dei sacrifici umani previsti dai riti locali. Si spiega così il
motivo per cui la rappresentazione della crocifissione del Cristo, durante la Settimana Santa ,
trova così tanta partecipazione da parte degli indios messicani.
https://www.alamy.it/settimana-santa-processione-nella-citta-di-oaxaca-messico-image8454718.html
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Chiesa San Domenico, Oaxaca (foto da una rivista di viaggi) |
I
festeggiamenti di Santiago Pinotepa Nacional hanno inizio con l'ultima cena del
giovedì, consumata dentro la
Chiesa Madre da dodici apostoli-bambini e scandita dalla
musica cupa e assordante di una banda che suona ogni volta che viene portata a
tavola una pietanza. Nel frattempo, fuori, la folla dei fedeli sta riunita
intorno alle statue del Cristo (prestate dai "pueblos" vicini)
ai cui piedi si raccolgono fiori, foglie di banano, mango e ananas, come
davanti ad un altare pagano. Le donne, avvolte nei loro vestiti coloratissimi
ma come Marie addolorate per la morte del loro figlio, sgranano il rosario.
Ogni anno nel paese viene scelto un "mayordomo", cioè la
persona che deve pagare le spese della festa, e si tratta sempre di persona
facoltosa del luogo. Quasi per un senso di giustizia sociale egli ha l'obbligo
di organizzare il pranzo per i "giudei" cioè i più poveri del paese,
secondo quanto prevede il "copione" della Settimana Santa. A lui
quindi l'onere economico più gravoso delle celebrazioni, in cambio avrà
rispetto da tutti i concittadini, e più abbondanza di cibo ci sarà più
aumenterà la stima nei suoi confronti. Questa è l'unica occasione durante
l'anno in cui c'è spazio anche per i "campesinos". In questo
modo la "fiesta" diventa per loro un'occasione per sovvertire
l'ordine sociale e rifarsi dalle ingiustizie subite e dalla povertà del
quotidiano.
Il momento
più atteso però arriva il Venerdì Santo. Secondo la tradizione i
contadini-giudei si impadroniscono del paese fino al sabato mattina quando con
una marcia di protesta, decisi, avanzano verso il colle (come per la conquista
di un paradiso negato il resto dell'anno) dove i fedeli si sono riuniti per
vegliare il Sepolcro di Cristo.
I giorni
dedicati alla Passione di Cristo a Jamiltepec, invece, sono segnati da momenti
di aspro realismo. Il rito principale si concentra in una solenne e lunghissima
processione, che inizia il Venerdì Santo a mezzogiorno e che comprende le
stazioni principali della Via Crucis. Contemporaneamente ad essa, lungo
un itinerario diverso, alcuni fedeli portano a spalla per il paese le statue
della Madonna e di Cristo risorto. La Madonna e Gesù vengono trasportati, la prima, con
il mantello dorato, da quattro vergini vestite a festa, e Gesu' da due coppie
di uomini con una fascia viola in testa, in segno di lutto. Alla fine della
processione Madre e Figlio si incontreranno davanti alla chiesa da cui sono
usciti. Ogni sosta è accompagnata dal suono di una banda e da canti luttuosi.
Dopo qualche minuto il capobanda gira la manovella che aziona la "matraca",
un antico strumento dal suono sordo, per dichiarare conclusa la fermata. In
mezzo alle penitenti scalze a testa bassa, con i segni della flagellazione
visibili sul corpo seminudo, avanza un giovane indio sotto il peso della croce.
A Jamiltepec
Cristo è rappresentato sempre da un povero del villaggio che viene flagellato
realmente. Il momento culminante arriva, però, più tardi quando, alla fine
delle fermate, la folla si raccoglie per assistere, al Calvario, ad una
realistica rappresentazione della crocifissione. Allorquando issato sulla
croce, con la corona di spine in testa, l'indio pronuncia le fatidiche parole:
"Mio Dio perché mi hai abbandonato?" la rappresentazione si può
considerare conclusa. Al suo fianco i due ladroni pendono anch'essi sulla croce
e i fedeli, a questo punto, ritornano in chiesa.
N.B. Non sono in possesso di materiale originale sulla settimana santa delle due località in Oaxaca, potete trovare i video su YouTube.
N.B. Non sono in possesso di materiale originale sulla settimana santa delle due località in Oaxaca, potete trovare i video su YouTube.
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