Ogni festa religiosa in Sicilia ha oggi ed ha avuto ieri la sua gastronomia, dalla pasta al dolce (l'antipasto non esisteva). Il giorno di Pasqua era ed è ancora tradizione mangiare agnello o capretto come piatto tipico, cucinato secondo le varie tradizioni locali.
Un menù di Pasqua sia che sia all'insegna della tradizionale consuetudine sia che comprenda qualche variante più moderna non può non avere l'agnello o il capretto come protagonista, magari 'aggrassato' oppure al forno con le patate o in umido al sugo. A casa mia non è Pasqua se a tavola non c'è l'agnello, di solito al forno con contorno di patate e carciofi cucinati alla 'villanella' (tagliati a pezzetti con aglio e prezzemolo).
I menù di Pasqua al ristorante oggi comprendono più piatti a cominciare dagli antipasti, molto ricchi, e poi due primi, due secondi (l'agnello però c'è sempre); tra i dolci c'è spesso la 'colomba' pasquale o anche i tradizionali cannoli, più spesso la cassata.
I menù di Pasqua al ristorante oggi comprendono più piatti a cominciare dagli antipasti, molto ricchi, e poi due primi, due secondi (l'agnello però c'è sempre); tra i dolci c'è spesso la 'colomba' pasquale o anche i tradizionali cannoli, più spesso la cassata.
![]() |
cassata siciliana |
La cucina baronale dei Monsù non aveva dato alcun contributo all'evoluzione della gastronomia siciliana perché, appartenuta ad una ristretta cerchia di consumatori, non era mai stata praticata dalla gente comune e quindi si estinse con gli stessi casati nobiliari in cui era nata. Non sappiamo quali e quante portate si usasse portare a tavola il giorno di Pasqua. Secondo notizie di banchetti pervenuteci da scrittori (ad es. De Roberto, Tomasi di Lampedusa) deduciamo che nelle festività i piatti fossero ancora più ricchi ed elaborati secondo una tecnica raffinata e lontana dal gusto e dalle tasche del popolo siciliano.